Nei miei romanzi non troverete eroi, ma uomini semplici. Pastori, contadini, donne ferite, madri che aspettano, picciotti persi nelle mani delle mafie.
Scrivo nella lingua in cui sono cresciuto: un italiano che si lascia attraversare dal dialetto, dalla cadenza del Sud, dalle parole che non hanno traduzione ma contengono un mondo. Per me scrivere è un atto di giustizia: rimettere al centro chi è stato ai margini, restituire la parola ai dimenticati.