LA PROMESSA

“Un romanzo epico-storico vibrante come una ballata popolare, potente come una narrazione arcaica del Sud, in cui il lettore attuale ritrova una verità dimenticata sull’esistenza stessa, sulla sua eterna vicenda di dolore e felicità, di amore e distruzione”

- Filippo La Porta -

I MIEI NONNI.

Questa è la foto dei miei nonni.
Uno scatto antico, sbiadito dal tempo, ma vivo come una fiamma silenziosa. Da qui nasce La Promessa, il mio romanzo più intimo.
Un racconto che affonda le radici a Mastrogiovanni, il mio paese, nell’entroterra molisano, dove le case parlano piano e la memoria si trasmette nei gesti.

La Promessa è un omaggio a quel mondo umile e dignitoso che nonostante tutto, la fatica, la povertà, la Storia, ha continuato a custodire la memoria. Una memoria che oggi prova a rivivere tra queste pagine.
E, forse, anche dentro di voi.

SOTTO IL CIELO DELLA GUERRA, UNA PROMESSA.

La Seconda guerra mondiale irrompe nella vita di Romolo come un vento improvviso che spazza via ogni certezza. Lui, che conosceva solo il passo lento delle vacche e il respiro dei pascoli, viene trascinato lontano dalla sua terra. A Trieste impara a sparare, diventa tiratore scelto, poi marconista. Scopre il mare, la disciplina, la paura. L’8 settembre lo sorprende come tanti altri: diserta, cambia nome, attraversa un Paese ferito, tra macerie, stazioni e campagne devastate. Non è un eroe, ma un uomo qualunque dentro una Storia troppo grande. Porta negli occhi la guerra e nel cuore la promessa silenziosa di restare vivo, anche quando tutto intorno sembra crollare.

«Ci sta un giorno buono per morire?», e risponde «Quando non tieni più niente da dire, né segreti. Quello è il giorno buono per morirsi». 

Memorabile. Come un personaggio di Silone, o di Vasilij Grossman.

- Filippo La Porta -

LA STORIA.

CUSTODIRE UNA MEMORIA.

La Promessa nasce dal bisogno profondo di custodire una memoria che stava scivolando nel silenzio. È la voce di Romolo, un pastore del Sud, ma anche quella di un intero mondo fatto di gesti umili, dignità silenziosa e amori tenaci. Raccontare questa storia è stato un atto di giustizia, ma anche di gratitudine verso le mie radici. Significa ridare spazio a chi ha vissuto con coraggio e senza clamore, attraversando la guerra, la povertà e il tempo con la sola forza della propria umanità. La Promessa è la testimonianza di un’eredità viva, che chiede di essere ascoltata.

LA STORIA.

Romolo, figlio di pastori, cresce tra il vento dei pascoli e l’amore per Giovanna, una ragazza forte e luminosa che diventerà sua moglie. Vivono una vita semplice, fatta di mani che lavorano e occhi che sperano. Poi arriva la guerra, e tutto si interrompe. Romolo parte soldato, ma nel cuore resta pastore. Quando torna, nulla è come prima: un paese ferito, una donna segnata. Ma lei è ancora lì, e lo aspetta.
È in quell’amore che resiste, in quella fedeltà silenziosa, che ho trovato il senso più profondo di questa storia.

CUSTODIRE UNA MEMORIA.

La Promessa nasce dal bisogno profondo di custodire una memoria che stava scivolando nel silenzio. È la voce di Romolo, un pastore del Sud, ma anche quella di un intero mondo fatto di gesti umili, dignità silenziosa e amori tenaci. Raccontare questa storia è stato un atto di giustizia, ma anche di gratitudine verso le mie radici. Significa ridare spazio a chi ha vissuto con coraggio e senza clamore, attraversando la guerra, la povertà e il tempo con la sola forza della propria umanità. La Promessa è la testimonianza di un’eredità viva, che chiede di essere ascoltata.

MI CHIAMO RUGGINE.

Il Romanzo