In Mi chiamo Ruggine, ho voluto raccontare la discesa, e forse la risalita, di un giovane uomo che fugge da sé stesso. Dalla Sicilia più aspra, attraversata da leggi non scritte e da omertà tramandate, Pierre (che una volta si chiamava Enrico) parte senza guardarsi indietro. Vuole dimenticare, azzerarsi, diventare altro. Lo fa arruolandosi nella Legione Straniera.
Ma non basta cambiare nome per cambiare pelle.
Nei Caraibi, in mezzo alla giungla, tra addestramenti bestiali, fratellanze effimere, battaglie senza scopo, Pierre diventa un’altra cosa. Forse un soldato. Forse una bestia.
A tenerlo in vita è un amore: Susanna, una prostituta veneta con la lingua tagliente e il cuore antico. Un amore impossibile, ma vero. È una storia brutale e poetica, lo ammetto.
Ma anche piena di pietà.