MI CHIAMO RUGGINE

È un romanzo duro, ma necessario. Non si legge: si attraversa.

È una storia che interroga, che mette a disagio, che chiede: 

"Tu, cosa saresti disposto a perdere, per essere accettato?"

MI CHIAMO RUGGINE

È un romanzo duro, ma necessario. 

Non si legge: si attraversa.

È una storia che interroga, che mette a disagio, che chiede: 

"Tu, cosa saresti disposto a perdere, per essere accettato?"

LA STORIA.

Un ragazzo della mafia di Caltanissetta. Un legionario senza patria. Un’anima ferita. Dalla Sicilia ai Caraibi, tra omicidi, giungle, addestramenti disumani e un amore impossibile, Mi chiamo Ruggine racconta la fuga e la metamorfosi di un uomo che ha perso tutto, perfino il suo nome. Una storia brutale e poetica, dove la violenza è un linguaggio, e l’unico riscatto possibile passa attraverso la memoria. Perché anche la ruggine, a volte, può salvare.

 

«PERCHÉ NON TI ARRUOLI NELLA LEGIONE STRANIERA?».

In fondo ero stato io a uccidere, io a fare delle rapine, io a fare tutto quello che mi veniva addebitato. Ed ero io, io solo, a doverne rispondere.  Al di là del giudizio de­gli altri quello che contava era non avere paura di me stesso.  Fu così che chiesi a Carmelo se volesse arruolarsi con me. Glie­lo chiesi stupidamente, senza neppure ascoltare la sua risposta per­ché tanto lo sapevo già che non sarebbe venuto.

“Chi cazzo era in fondo Enrico Abate per farmi, anzi per fargli mantenere il suo nome, la sua vita. In fondo avevo chiuso tante relazioni o forse, meglio, non ne ave­vo mai avute. E allora perché non potevo chiudere una relazione an­che con il mio nome? Non c’era una ragione per cui io, il mio corpo sfavillante di scaltrezza non potesse anche abbandonare il suo nome.”

CHI È PIERRE ROUSSEAU?

È una ballata del Sud. Tragica, epica, dolente.
Figlio di un reduce di El Alamein e di una madre devota, cresce dove la guerra non è mai davvero finita. Rifiuta la scuola, le regole, la normalità. Solo la violenza lo fa sentire vivo. Così sceglie di cancellarsi, di rinascere con un altro nome: Pierre Rousseau. Nella Legione Straniera trova un ordine, seppur spietato. Dove obbedire è più facile che scegliere. Ma prima c’è Caltanissetta. Città di zolfo e vento, dove impara l’omertà e uccide per la prima volta a diciassette anni. Nessun trauma. Nessun pentimento. Solo un passo in più verso il buio. E poi? Poi c’è il resto.
Bisogna leggerlo. Tutto.
Perché solo in fondo si sente quel suono sommesso che attraversa la ruggine. Una voce, una domanda. Forse una speranza.

MI CHIAMO RUGGINE.

In Mi chiamo Ruggine, ho voluto raccontare la discesa, e forse la risalita, di un giovane uomo che fugge da sé stesso. Dalla Sicilia più aspra, attraversata da leggi non scritte e da omertà tramandate, Pierre (che una volta si chiamava Enrico) parte senza guardarsi indietro. Vuole dimenticare, azzerarsi, diventare altro. Lo fa arruolandosi nella Legione Straniera.

Ma non basta cambiare nome per cambiare pelle.

Nei Caraibi, in mezzo alla giungla, tra addestramenti bestiali, fratellanze effimere, battaglie senza scopo, Pierre diventa un’altra cosa. Forse un soldato. Forse una bestia. 

A tenerlo in vita è un amore: Susanna, una prostituta veneta con la lingua tagliente e il cuore antico. Un amore impossibile, ma vero. È una storia brutale e poetica, lo ammetto.
Ma anche piena di pietà.

LA PROMESSA

Il Romanzo